venerdì 6 settembre 2013

IL COMUNE DI NAPOLI MALTRATTA I SUOI FIGLI ILLUSTRI: IL CASO DI ENRICO CARUSO

LA TOMBA VERSA IN UNO STATO PIETOSO. MANCA UN MUSEO E L’INTITOLAZIONE DI UNA STRADA PRINCIPALE

Con i suoi figli illustri il Comune di Napoli ha un core ‘ngrato, proprio come quello citato in una bellissima vecchia canzone. Dopo i casi di Totò e Giuseppe Moscati, tocca denunciare anche il modo impietoso con cui viene mantenuta la memoria di un grande tenore cui la città partenopea ha dato i natali: Enrico Caruso. Vissuto tra fine ‘800 e inizio ‘900, è considerato il tenore per eccellenza, soprattutto per l’inconfondibile particolarità del suo timbro vocale. E’ passato alla storia anche per essere stato il primo cantante ad incidere dischi.

A LUI DEDICATO SOLO UN VICOLETTO - Non si può dar torto agli eredi di Enrico Caruso quando si dicono rammaricati del fatto che al proprio avo sia stata dedicata una strada napoletana di importanza praticamente nulla. Una traversa nel quartiere Arenella. Ieri è stato rivolto un appello alla città di Napoli sottoscritto dai discendenti del grande tenore napoletano e da Guido D’Onofrio, collezionista, amico e cultore di Caruso. «Intitolate una strada importante al nostro avo Enrico Caruso. E realizzate il tanto annunciato Museo Caruso» scrivono in una lettera aperta. «Certo, c’è una stradina a Napoli, vicolo Enrico Caruso. Ma ha solo sei, dico sei numeri civici», spiega Federico Caruso, che esprime rammarico per come è stata gestita dalle amministrazioni partenopee, in questi anni, la memoria del celebre tenore. «Lasciamo perdere Napoli e alcuni suoi amministratori — spiega —. In passato, fui interpellato per organizzare un evento che sarebbe stato propedeutico alla costituzione del Museo Caruso. Noi avremmo messo a disposizione cimeli provenienti dall’Italia e dall’America. Ebbene, individuata da parte degli amministratori una società che avrebbe gestito il tutto, stanziati i fondi, fatti arrivare i cimeli dall’America, realizzata la serata presso la Sala Gemito, i 30 milioni pagati dal Comune a questa società, rimasero tutti nelle mani del suo titolare. Nessuno fu mai pagato nè rimborsato».

LO STATO PIETOSO DELLA TOMBA - Enrico Caruso, come altri grandi partenopei quali Totò e Nino Taranto, è sepolto nel cimitero degli artisti di Santa Maria del Pianto, zona Doganella. Un cimitero che versa nell’incuria, tra erbacce, assenza di controlli e crepe. Nel 2009 fu anche trafugata assieme alla tomba del Principe Antonio de Curtis. Da allora la situazione non è certo migliorata.

TRATTATO MEGLIO ALTROVE - Caruso, vanto della città di Napoli, della Campania e dell’Italia intera, appare completamente dimenticato dai propri corregionali, mentre la città di Lastra a Signa, in provincia di Firenze, ha inaugurato due anni fa un grande museo in suo onore, dopo che già Torre Lago, città natia di Puccini, ha dedicato al mitico Enrico l’Auditoriuim del Teatro lirico.
In Campania fa eccezione Sorrento, dove il tenore visse di ritorno dall’America, affetto da pleurite infetta, per trascorrere la convalescenza prima che le condizioni di salute peggiorassero. Qui c’è un museo-ristorante in suo onore, e si tiene ogni anno una manifestazione canora: il Premio Caruso.

Iniziative forse più mosse da ragioni turistiche e televisive. Comunque sono già qualcosa.


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