mercoledì 22 ottobre 2014

CHRISTOPHE DE MARGERIE DI TOTAL UCCISO COME ENRICO MATTEI?

IL SUO AEREO SI E’ SCONTRATO CON UNO SPAZZANEVE FUORI POSTO ALLO SCALO DI VNUKOVO, DOVE SI ACCINGEVA A RIENTRARE A PARIGI. LA SUA MORTE RICORDA QUELLA DEL NOSTRO NUMERO UNO DEL PETROLIO

Dalla Russia ci arriva un’altra morte “strana”, di quelle che danno ossigeno alle teorie complottiste. Ma questa volta ad averla eventualmente ordinata non può essere il governo russo stesso, come si sospetta per altre morti come quelle della giornalista Anna Politkovskaja, o dell’oppositore politico Aleksandr Val'terovič Litvinenko, o del Presidente polacco Lech Kaczynski e di altri vertici. E’ quella del CEO del colosso petrolifero francese Total, Christophe de Margerie e di altre tre persone dello staff, morti lunedì sera in seguito a uno scontro dell’aereo su cui si apprestavano a rientrare a Parigi da Mosca con uno spazzaneve sulla pista prima del decollo. L’incidente si è verificato all’aeroporto di Vnukovo. In un primo momento si era anche detto che il conducente dello spazzaneve che si trovava fuori posto fosse risultato ubriaco. De Margerie si era espresso in favore della Russia contro le sanzioni europee, ma si era procurato altri nemici; proprio come il Top manager dell’Eni Enrico Mattei, pure morto in uno strano incidente aereo in Algeria il 27 ottobre 1962.

I NEMICI DI DE MARGE - Il top manager era reduce da un maxincontro a porte chiuse degli investitori stranieri (fiac) con il premier Dmitri Medvedev sulle sanzioni, in cui, secondo quanto trapelato già ieri, il business occidentale si era dichiarato contrario alle misure punitive nei confronti della Russia decise dai governi occidentali.
Christophe de Margerie, 63 anni, era uno dei più potenti uomini di Francia. Il quotidiano parigino Le Monde scrive che de Margerie (una carriera quarantennale all’interno della Total) aveva rivolto mercoledì scorso, in un’intervista, un appello al governo di Parigi a «decisioni coraggiose> e «credibili», precisando che era venuto «il momento di interrogarsi sui limiti del modello francese». In particolare il patron della più grande impresa francese per volume d’affari prendeva di mira il «risorgere del colbertismo», cioè la dottrina politica che privilegia l’intervento dello stato per proteggere le economie nazionali, quando la globalizzazione avanza in modo troppo rapido, a danno delle singole realtà nazionali. «Il colbertismo è la quintessenza dello stato interventista – diceva de Margerie – e per definizione è contrario all’internazionalizzazione».
Forse era giunto il momento di farlo fuori e assegnare la Total a personaggi più accomodanti.

IL CASO MATTEI -  E veniamo al caso Mattei, fin da subito liquidato come uno dei comuni incidenti aerei. Ma il Manager del colosso petrolifero aveva tanti nemici: il governo italiano che voleva svenderlo ai privati, la Mafia, le compagnie petrolifere concorrenziali.
Il 20 settembre 1994 il gip di Pavia autorizza la riapertura delle indagini nei confronti di ignoti. La riapertura era stata chiesta dalla procura pavese che, per competenza, aveva ricevuto dalla procura di Caltanisetta l’estratto delle dichiarazioni rese da un pentito di mafia. Il 5 novembre 1997 il pubblico ministero di Pavia Vincenzo Calia giunge a questa conclusione: “l’aereo, a bordo del quale viaggiavano Enrico Mattei, William Mc Hale e Inrneio Bertuzzi, venne dolosamente abbattuto nel cielo di Bascapè la sera del 27 ottobre 1962. Il mezzo utilizzato fu una limitata carica esplosiva, probabilmente innescata dal comando che abbassava il carrello e apriva i portelloni di chiusura dei loro alloggiamenti”. Di più non si riesce a scoprire e le domande rimangono. Enrico Mattei stava per spezzare la morsa costruita attorno a lui dal cartello petrolifero che escluse l’ENI dal mercato petrolifero internazionale, negandogli concessioni nei paesi produttori alla pari con le altre compagnie petrolifere. Mattei allora dichiarò guerra al sistema neocoloniale delle concessioni, offrendo ai paesi produttori un accordo rivoluzionario, il 75% dei profitti contro il 50% finora offerto dalle compagnie, e la qualificazione della forza lavoro locale. Il cartello reagì furiosamente, giungendo a rovesciare governi, come quello libico, che avevano accettato l’offerta e aperto all’ENI prospettive di grandi forniture. Nel 1962, quando si andava prospettando la soluzione della questione algerina, Mattei era riuscito ad aggirare il blocco. Sostenendo il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), Mattei aveva ipotecato un trattamento preferenziale verso l’ENI dal futuro governo. Si pensava allora che l’Algeria possedesse, al confine con la Libia, le più vaste riserve di petrolio inesplorate del mondo. Parallelamente a Mattei si mosse De Gaulle, che decise di riconoscere l’indipendenza algerina. Come contropartita, la compagnia petrolifera francese ottenne gli stessi privilegi dell’ENI. L’ingresso trionfale dell’ENI sul mercato petrolifero era quindi quasi assicurato.
Non solo, l’Executive Intelligence Review, attraverso una ricostruzione minuziosa del caso Mattei, afferma che il presidente dell’Eni, alla fine, era riuscito ad aprire un dialogo con la Casa Bianca, nonostante la stampa internazionale avesse dipinto Mattei come un pericoloso sovversivo anti-americano. Mattei, per l’Eir, era riuscito a far capire alla nuova amministrazione Kennedy che tutto ciò che desiderava era essere trattato alla pari, che egli non ce l’aveva con l’America ma con i metodi coloniali applicati dalle “sette sorelle” del petrolio. L’amministrazione Kennedy accettò il dialogo e fece pressioni su una compagnia petrolifera, la Exxon , per concedere all’Eni dei diritti di sfruttamento. L’accordo sarebbe stato celebrato con la visita di Mattei a Washington, dove avrebbe incontrato il Presidente Usa e ottenuto il conferimento di una laurea honoris causa da parte di una prestigiosa università statunitense.
Alla vigilia di quel viaggio, il 27 ottobre 1962, Mattei fu assassinato. Un anno dopo, fu ucciso Kennedy. In un rapporto confidenziale del Foreign Office del 19 luglio 1962, si leggeva che “il Matteismo” era “potenzialmente molto pericoloso per tutte le compagnie petrolifere che operano nell’ambito della libera concorrenza (…). Non è un’esagerazione asserire che il successo della politica ‘Matteista’ rappresenta la distruzione del sistema libero petrolifero in tutto il mondo”. E quindi Mattei andava eliminato, in un modo o nell’altro.


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