venerdì 19 febbraio 2016

Conviene iscriversi all'ordine dei giornalisti pubblicisti? Il parere negativo dei tesserati stessi

IL GIOCO PARE NON VALERE LA CANDELA PER LE SPESE DA SOSTENERE E LA REALE UTILITA'

In questi mesi sono stato colto nuovamente da un dubbio amletico: conviene iscrivermi all'ordine dei giornalisti pubblicisti? Qualche anno fa era un mio obiettivo, ma i portali per cui scrivevo o non erano registrati in Tribunale o non retribuivano. Due anni fa ho avuto l'occasione di farlo, ma il direttore del giornale locale per cui scrivevo era stato defenestrato dall'editore e per dispetto non ha firmato la documentazione necessaria per fare la domanda. Ho anche contattato l'ordine per capire se ci fossero gli estremi per muovermi contro di lui, ma non ho ottenuto risposta. Né dall'ordine della mia regione, né dalla sede centrale di Roma.
Ora potrei nuovamente iscrivermi, ma alla luce delle spese da sostenere e delle scartoffie varie da presentare, non controbilanciate da un effettivo beneficio, ci ho ripensato.

TRA DOCUMENTI ED ESBORSI DI DENARO - D'altronde, oltre a un tot di articoli minimi da scrivere in un biennio, occorre presentare tre dichiarazioni firmate dall'editore, tra cui la lista degli articoli stessi. Poi c'è la documentazione relativa alla propria fedina penale (carichi pendenti e casellario giudiziario), le copie dei pagamenti ricevuti, una somma in contanti da versare in quel momento e un'autodichiarazione. Ma non finisce qui. Se la domanda viene approvata bisogna versare altri tre importi e dare due fotografie. Poi ogni anno occorre versare una rata e partecipare a corsi obbligatori. Insomma, una bella scocciatura oltre che un notevole esborso di denaro per l'iscrizione e quasi cento euro annuali dopo aver acquisito il tanto agognato tesserino da pubblicista. Le condizioni cambiano comunque da regione a regione.

IL PARERE NEGATIVO DEI PUBBLICISTI – Per cercare di capire se valga o meno la pena, ho pensato di chiederlo direttamente a chi un tesserino già ce l'ha. Da poco o tanto tempo. Dal piccolo sondaggio è venuto fuori che circa il 65% tra questi lo ritiene inutile e lo sconsigli vivamente. Ritenendolo solo un esborso inutile di denaro senza che ci sia un reale beneficio. Al massimo una voce in più sul curriculum, che però deve sempre essere corredata da diversi anni di esperienza.
Il restante 45%, in realtà, lo ritiene più che altro un diritto, un riconoscimento, uno sfizio. Ma quasi nessuno tra loro fa realmente il giornalista, occupandosi di tutt'altro. Utile però è stato in particolare un consiglio di uno di loro, il quale ha affermato che il tesserino di pubblicista può ritornare utile se si vuol fare l'addetto ufficio stampa. Soprattutto per lavorare negli enti pubblici dato che è espressamente richiesto per legge (legge Gasparri), o per lavorare presso le grandi aziende. Sebbene in quest'ultimo caso, più che il tesserino, servano diversi anni di esperienza in grandi o piccoli contesti lavorativi. Mentre nel primo, sappiamo quanto sia difficile vincere un concorso, tra maree di candidati e raccomandati. Dunque, anche in questo caso bisogna essere molto fortunato.

TESSERINO UTILE SOPRATTUTTO AGLI SFRUTTATORI - Insomma, alla luce di ciò sembra proprio che iscriversi all'ordine dei giornalisti pubblicisti sia praticamente inutile. E serva soprattutto per tutti quei siti che, con la scusa di far scrivere per due anni ai fini dell'acquisizione del tesserino, sfruttano tanti giovani illusi un domani di farlo per professione. Una professione sottopagata, sfruttata, ormai aperta a tutti. E proprio per questo sempre meno professionale, di scarsa qualità, soggiogata al falso scoop, a titoli acchiappa-click e al copia-incolla. In fondo, con il proliferare di siti d'informazione sul web, si può scrivere tranquillamente senza tesserino. Il quale diventa utile solo per concorsi pubblici come addetto ufficio stampa o se si ambisce a diventare direttore di un portale (magari creato da noi stessi).
Vale la pena ricordare che l'Ordine dei giornalisti è stato istituito dal regime fascista, con lo scopo di controllare questa professione. E dopo il Ventennio non è stato abolito dalla democrazia. Certo, è giusto che ci sia un'etica professionale e un codice deontologico a cui attenersi. Ma è assurdo che esista solo in Italia, e che non dia alcuna tutela contro gli sfruttatori di cui sopra, né particolari servizi. Avrebbe fatto bene il Governo Monti a sopprimerlo qualche anno fa.

Raccontatemi comunque la vostra opinione ed esperienza a riguardo, commentando il post.

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