domenica 22 febbraio 2015

MEGLIO UN ULTIMO TANGO A PARIGI CHE CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO

IL FILM TRATTO DAL BEST SELLER DI E.L. James STA FACENDO INCETTA DI INCASSI ANCHE AL CINEMA. MA HA SUBITO VARIE CRITICHE

E’ già stata ribattezzata “Cinquanta sfumature di noia” la trasposizione cinematografica del Bestseller dell’autrice E. L. James giunta anche nelle sale italiane, la quale sta riscuotendo un ottimo successo commerciale, soffiato anche dalle grandi aspettative alimentate dalla sua versione cartacea. Che vanta su numeri incredibili: tradotta in 51 lingue in tutto il mondo, vendendo, ad oggi, oltre 100 milioni di libri ed e-book diventando una delle serie più acquistate di sempre. Ha anche due seguiti, dove al posto del grigio nel titolo, troviamo il giallo e il rosso. E pare che la Universal abbia dato il via libera a una trasposizione anche per essi. Ma prima parlavamo di noia. Già, perché, stando a un po’ di recensioni sul web, autorevoli o frutto di recensori amatoriali che in rete abbondano, il film di trasgressivo non ha proprio nulla. Tanto che, per Massimo Bertarelli, è inutile perfino il Vietato ai minori di 14 anni, dicendo ironicamente, come suo stile, che andava messo il V.M. 99 per quanto è noioso. A funzionare pare sia solo la prima parte.

LA TRAMA - Racconta la relazione tra la studentessa del college Anastasia Steele (Dakota Johnson) e il miliardario ventisettenne Christian Grey (Jamie Dornan). I due si incontrano perché la ragazza, per sostituire la sua coinquilina giornalista bloccata da un'influenza, si trova ad intervistare il bell'imprenditore dagli occhi grigi e magnetici. Anche se è ingenua e inesperta, si lascia iniziare da lui al sesso sadomaso. Alla lunga però, l'ossessiva mania di controllo e i desideri perversi del giovane uomo peseranno sul rapporto.

PROTAGONISTI BRAVI, MA IL COMPLESSO DELUDE - La trasposizione sul grande schermo non tradisce l'essenza del romanzo di cui ricrea fedelmente certe situazioni e migliora alcuni dialoghi ma certamente omette molti degli eccessi presenti nella versione cartacea. Si dice che l'autrice dei libri, E.L. James, sia intervenuta per convincere la regista, Sam Taylor-Johnson, a rendere più incisive le scene di sesso, eppure se c'è qualcosa di noioso, lento, ripetitivo e poco accattivante sono proprio le riprese dedicate alle pratiche bondage. Finché al centro della scena c'è il corteggiamento di Christian nei confronti di Anastasia, il film funziona ed ha ritmo; si salva anche tutta la prima fase di conoscenza fisica tra i due, ma quando tra i protagonisti si inserisce come terza incomoda la famosa stanza dei giochi, anziché farsi piccante la vicenda inizia paradossalmente a perdere vivacità.
Gli attori sono davvero avvenenti e si muovono in location bellissime, ma i loro amplessi sono incolori, privi di trasporto ed eccitazione, come se i due stessero dando la dimostrazione asettica di un particolare tipo di condotta sessuale.
Il personaggio di Anastasia, ben interpretato dalla giovane Dakota (figlia di Melanie Griffith e Don Johnson) si fa sempre più piagnucoloso con il passare dei minuti e quel suo vedere continuamente il bicchiere mezzo vuoto non sembra espressione di un dramma interiore quanto una tecnica manipolativa ben più sottile ed efficace di quelle conosciute dal suo partner che, pur candidatosi a farle da dominatore, si comporta in maniera più sentimentale di quanto ci si aspetterebbe.
Jamie Dornan, nei panni di Mr. Grey, non è mai credibile come individuo arrogante e calcolatore, figuriamoci sociopatico. Per quanto riguarda gli altri personaggi, sono abbozzati e sottoutilizzati. In definitiva si tratta di un blockbuster in grado di convincere e coinvolgere chi ha amato la serie letteraria da cui è tratto ma anche chi al cinema cerca un tipo di evasione oscillante tra il romantico e il softcore; a tutti gli altri apparirà invece come una mediocre e deprimente erotizzazione di "Cenerentola" e "Pretty Woman".

MEGLIO ULTIMO TANGO A PARIGI - Cosa dire, ogni epoca ha ciò che merita, forse. Ma con un po’ di curiosità si possono comunque riscoprire opere (cinematografiche e non) appartenenti ad epoche non proprie. Anzi, per valutare bene il presente e costruire il futuro, bisogna conoscere quanto meglio possibile il passato. E allora, agli adolescenti che oggi si entusiasmano per questo film, farei vedere Ultimo tango a Parigi, del grande Bernardo Bertolucci con l’immenso Marlon Brando e una giovane Maria Schneider. La pellicola fu così rilevante da rilanciare la carriera del primo (da alcuni anni fu un po’ emarginato per il suo impegno politico e di lì a poco fu scelto per interpretare Don Vito Corleone ne Il Padrino) e lanciare la seconda (che però ebbe una carriera tormentata dai guai con alcol e droga). La famosa e scandalosa scena del burro, si è scoperto solo qualche anno fa per ammissione del regista, fu addirittura improvvisata sul set all’insaputa dell’attrice.
Altre epoche, altri personaggi.


(Fonte: Il Giornale

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