mercoledì 28 gennaio 2015

TSIPRAS HA PROMESSO LA LUNA E SI E’ ALLEATO CON LA DESTRA: TRA QUALCHE MESE PARLEREMO GIA’ DI FALLIMENTO?

IL SUO PROGRAMMA E’ INCENTRATO SULLA RINEGOZIAZIONE DEL DEBITO VERSO L’UE, MA ANCHE UNA SERIE DI MISURE SOCIALI. CON QUALI SOLDI? POI C’E’ L’ALLEANZA CON I NAZIONALISTI CHE HA GIA’ CREATO MALUMORI INTERNI

Alexis Tsipras ha vinto la sua sfida, ottenendo il 36,5% dei voti e 149 seggi, non sufficienti però per avere la maggioranza assoluta. E così si è alleato con il partito nazionalista Greci indipendenti, che vanta 13 seggi. Un’alleanza anti-austerity che conferma come la dicotomia destra-sinistra appartenga ormai al passato. In Italia i vari Vendola, Civati e company vedono nel leader greco la nuova speranza di un futuro migliore per la sinistra italiana, sperando in cuor loro di creare l’ennesima “cosa rossa” e ottenere lo stesso successo (in realtà, pur presentandosi con il suo nome, alle ultime europee hanno ottenuto uno stentato quattro percento). Un po’ come accadde una decina di anni fa con lo spagnolo Zapatero e qualche anno dopo con Obama. Per quella vecchia illusione che un Messia venuto dall’estero risolva le loro incapacità e il loro scarso appeal sull’elettorato. Ma tornando a Tsipras, ha vinto la campagna elettorale promettendo la Luna. O, quanto meno, cose molto difficili da mantenere. Certo, i greci poveri e in affanno tornano a sperare in una politica che non massacri loro per rimediare agli errori passati di una classe politica incapace. Che, come la nostra, ha utilizzato lo Stato come Bancomat elettorale, facendo ingrassare solo i membri della loro corte. Ma bisogna anche vedere quanto l’Europa sia disposta a ritrattare i negoziati e a rinunciare al proprio debito. Anche il nostro Paese perderebbe non pochi miliardi.

IL PROGRAMMA: IL RAPPORTO CON L’UE – Questo il Programma di Syriza che ha presentato TSIPRAS alla Fiera Internazionale di Salonicco il 15 Settembre 2014:
• Cancellare la maggior parte del valore nominale del debito pubblico in modo che diventi sostenibile nel contesto di una “Conferenza europea del debito». E ‘successo per la Germania nel 1953. Può anche accadere per il Sud Europa e la Grecia.
• Includere una «clausola di crescita» nel rimborso della parte restante in modo che tale rimborso sia finanziato con la crescita e non attraverso leggi di bilancio.
• Includere un periodo significativo di grazia («moratoria») del pagamento del debito per recuperare i fondi per la crescita.
• Escludere gli investimenti pubblici dai vincoli del Patto di Stabilità e di Crescita.
• Un « New Deal Europeo » di investimenti pubblici finanziati dalla Banca europea per gli investimenti.
• Un aiuto quantitativo da parte della Banca centrale europea con acquisti diretti di obbligazioni sovrane.
• Infine, dichiariamo ancora una volta che la questione del prestito forzoso durante l’occupazione nazista della Banca di Grecia è una questione ancora aperta per noi. I nostri partner lo sanno. Diventerà la posizione ufficiale del paese a partire dal nostro primo giorno al potere.
In base a questo piano, ci batteremo e garantiremo una soluzione socialmente praticabile sul problema del debito della Grecia in modo che il nostro paese sia in grado di pagare il debito residuo attraverso la creazione di nuova ricchezza e non di avanzi primari, che privano la società di reddito.

IL PROGRAMMA: LE MISURE SOCIALI – Il programma poi passa ai provvedimenti:
• Aumento immediato di investimenti pubblici di almeno € 4 miliardi.
• Graduale inversione di tutte le ingiustizie del Memorandum.
• Graduale ripristino di stipendi e pensioni in modo da far aumentare i consumi e la domanda.
• Sostegno alle piccole e medie imprese, con incentivi per l’occupazione, e sovvenzione per il costo energetico del settore in cambio di occupazione e di clausole ambientali.
• Investimenti nella conoscenza, la ricerca, e la nuova tecnologia al fine di far tornare a casa giovani scienziati, che sono massicciamente emigrati negli ultimi anni.
• Ricostruzione dello stato sociale, il ripristino dello stato di diritto e la creazione di un regime meritocratico.
Siamo pronti a negoziare e stiamo lavorando per costruire le più ampie alleanze possibili in Europa.
L’attuale governo Samaras è di nuovo pronto ad accettare le decisioni dei creditori. L’unica alleanza che si preoccupa di costruire è con il governo tedesco.

I MALUMORI INTERNI - Come aveva promesso durante la campagna elettorale, la direzione di Syriza ha dato al paese un governo nel giro di poche ore. Troppo di fretta, pensano però molti militanti, elettori e anche dirigenti del partito, oltre che di altre piccole forze di sinistra esterne alla coalizione. Che fretta c’era – si chiedono - di andare subito ad un accordo con la destra nazionalista senza aver vagliato di nuovo la possibilità di una coalizione con i comunisti del KKE oppure con i liberali di To Potami? Queste due ultime formazioni, a quanto sembra, avevano detto di nuovo no agli inviti del partito vincitore ma obbligato a cercarsi un partner di governo a causa del non raggiungimento della maggioranza assoluta. Per motivi opposti, ovviamente. Per la formazione dell’ex conduttore tv, Theodorakis, Syriza è troppo radicale nella sua critica ai memorandum della Troika e nella sua richiesta di rinegoziazione del debito, mentre per i comunisti non è sufficientemente determinata nel perseguire il rifiuto di pagare il debito e timida in fatto di nazionalizzazioni e rottura con l’Ue e la Nato.
La scelta di Tsipras però non va proprio giù alla “Tendenza Comunista” di Syriza, ed anche quelli della “Corrente di sinistra” che rappresentano un terzo del partito non hanno accolto l’alleanza col “cavallo pazzo” Kammenos in maniera propriamente entusiastica. Ad ascoltare militanti e dirigenti critici, Tsipras avrebbe dovuto insistere ancora con i potenziali partner di sinistra, offrendo in cambio una contropartita più consistente.
Anche perché sembra che il leader della destra nazionalista per sé abbia chiesto il cruciale ministero della Difesa e per un altro esponente del suo partito quello per la Protezione del Cittadino, come i precedenti premier hanno eufemisticamente ribattezzato il dicastero degli Interni. E’ possibile che il primo governo di sinistra che Atene abbia mai avuto affidi le leve della sicurezza nelle mani di due esponenti di una destra che non sarà fascista ma che non è certo moderata? I dietrologi affermano che Tsipras potrebbe accontentare le richieste di Kammenos per tranquillizzare gli ambienti militari della Grecia, tra i quali la “paura dei rossi” è quanto mai forte e che potrebbero tramare eventuali atti di destabilizzazione se non adeguatamente coinvolti nella gestione del potere (dalle ultime notizie pare che Anel abbia ottenuto la prima carica ma non la seconda).

LA LORO INCOMPATIBILITA’ - Un’obiezione comune ai critici di diversa tendenza è invece di natura pragmatica: difficilmente una coalizione tra Syriza e i Greci Indipendenti, si afferma, sarà durevole e stabile, ed anzi potrebbe provocare molte fibrillazioni fin dall’inizio. La formazione creata nel 2012 dall’esponente di seconda linea di Nuova Democrazia insieme ad alcuni parlamentari espulsi o usciti dal centrodestra in polemica con la subordinazione nei confronti dei diktat della Troika, è evidente, ha un’identità politica e un programma opposti a quelli della sinistra. Su molti temi le posizioni dei due partner di governo sono lontanissime e apparentemente inconciliabili: sull’immigrazione, ad esempio, il 49enne Kammenos pretende una stretta sulla concessione degli status di rifugiato politico; in tema di diritti civili i Greci Indipendenti fanno riferimento ad una cultura tradizionalista e bigotta, contraria alle unioni omosessuali e alla laicità dello stato; in tema di Difesa pretendono addirittura un aumento degli investimenti per le forze di sicurezza e del ruolo della Grecia nella Nato; per non parlare di economia, dove la visione liberista, seppure con un certo ruolo dello stato, cozza con la posizione di Syriza che parla addirittura di nazionalizzazioni degli ospedali privati per far fronte all’emergenza sanitaria (ma non di altri settori chiave dell’economia come chiede il KKE).

Dubbi a parte, non resta che sperare che la Grecia si riprenda e che inneschi una riformulazione in chiave più umana e sociale dell’Unione europea. Che così com’è, è solo un’unione fatta di cifre e burocrati, che bada al mero risultato numerico e non tiene conto delle persone. Un’uscita dall’Euro della Grecia, per quanto ne dicano i populisti anti-euro, avrebbe come conseguenza gravi effetti sulle loro importazioni ed esportazioni (la dracma sarebbe troppo debole rispetto all’euro), ma creerebbe anche un precedente che stimolerebbe la fuga di altri Paesi. L’euroscetticismo è dilagante (oltre che giustificato) e l’implosione dell’Ue è sempre dietro l’angolo.

SONDAGGIO


Per la metà dei lettori il nuovo Premier greco potrebbe cambiare le sorti del proprio Paese, ma non influenzerà di certo l'Ue. Per uno su tre invece farà fiasco.

2 commenti:

  1. come sempre vince il populismo...vedremo tra 6 mesi cosa è cambiato...

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  2. Così, giusto per fare un po' di chiarezza:

    Alexis Tsipras, 1°giorno: - Bloccata la cessione del 67% del Pireo - Lavoro: reintegro dipendenti pubblici dopo licenziamento «incostituzionale» - Elettricità gratuita per i 300.000 poveri a cui era stata tagliata - Riapertura della televisione di Stato - Stop alle privatizzazioni tra cui quella del porto di Atene - Stop alla cooperazione militare con Israele - Rinegoziazione debito - Ripristinare il salario minimo a 751 euro netti, rispetto ai 586 attuali.

    Matteo Renzi, 1°anno: - Jobs Act - Decreto Poletti - Regime dei minimi partita I.V.A., +13% - Sblocca Italia - Decreto Lupi

    Trova le differenze.

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