lunedì 18 agosto 2014

CARLO TAVECCHIO E LE CINQUE CONDANNE DI CUI POCHI PARLANO, ALTRO CHE ETA’ E RAZZISMO

E’ IL NUOVO PRESIDENTE DELLA FIGC, BATTENDO DEMETRIO ALBERTINI CON IL 63% DEI VOTI. DURANTE GLI ANNI ’90 HA INCASSATO QUATTRO CONDANNE, PIU’ UNA PRECEDENTE NEL 1970. MA LO HANNO VOTATO QUASI TUTTI I CLUB DI SERIE A

L’elezione di Carlo Tavecchio a Presidente della FIGC mi ricorda un po’ la conferma di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica. Settori diversi, ma stessa andazzo, con i poteri forti e l’establishment che scelgono la conservazione e la propria auto-difesa, contro i tentativi del nuovo di scardinarli. Certo, la minore età non è sinonimo di cambiamento reale e innovazione; e Demetrio Albertini poteva finire per essere il Renzi del calcio italiano. Ma analizzando il pedigree di Tavecchio, si scopre che di vecchio non si sono solo l’età e il cognome. Lui incarna proprio alla perfezione come vanno le cose in Italia: ex esponente della Dc fin dagli anni ’70, con ben cinque condanne sulle spalle. Ma lo hanno votato 16 squadre su 20 di Serie A.


TRA CALCIO E POLITICA - Carlo Tavecchio è nato a Ponte Lambro il 13 luglio 1943. Esponente della Democrazia Cristiana, diplomato in Ragioneria ed ex dirigente bancario presso la Banca di Credito Cooperativo dell'Alta Brianza, all'età di 33 anni diventa sindaco di Ponte Lambro (suo comune di nascita, in provincia di Como) conservando la carica per quattro mandati consecutivi, dal 1976 al 1995.
Nel 1974 è tra i fondatori della Polisportiva di Ponte Lambro e, in ambito calcistico, per sedici anni diventa presidente dell'ASD Pontelambrese, società dilettantistica che durante la sua gestione arriva a disputare anche il campionato di Prima Categoria. La sua carriera dirigenziale all'interno di Federcalcio inizia con l'incarico di consigliere del Comitato Regionale Lombardia della Lega Nazionale Dilettanti (LND) mantenuto dal 1987 al 1992, diventando poi nei successivi quattro anni vice presidente della LND e venendo eletto nel 1996 al vertice del medesimo Comitato Regionale Lombardia.
Il 29 maggio 1999, a seguito delle dimissioni del suo predecessore Elio Giulivi a causa dell'affaire Rieti - Pomezia, è votato presidente della Lega Nazionale Dilettanti. Dal maggio 2007 diventa vice presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio assumendone la funzione di vice presidente vicario nel 2009.
Durante la sua lunga carriera Tavecchio è stato anche consulente del Ministero dell’Economia per le problematiche di natura fiscale e tributaria riguardo alla sfera dell’attività sportiva dilettantistica e componente della Commissione Ministeriale, presso il Ministero della Salute, per le problematiche dell’impiantistica nazionale. Inoltre nel biennio 2002/2004 riceve la nomina di esperto in materia di problematiche riferite al calcio dilettantistico e giovanile e ai campi in erba artificiale e, dal 2007, viene designato dall’UEFA membro effettivo della Commissione per il calcio dilettantistico e giovanile. Scrive anche un libro per spiegare il calcio ai più piccoli, dedicandolo alla nipote Giorgia, dal titolo «Ti racconto... Il Calcio».

LE POLEMICHE E LE GAFFE PRECEDENTI - A seguito delle dimissioni irrevocabili di Giancarlo Abete, nell'estate del 2014 si candida alla presidenza della FIGC, forte anche dell'appoggio di diciotto club della Serie A. La sua candidatura viene però messa in forte discussione dopo l'affermazione:
«Le questioni di accoglienza sono un conto, quelle del gioco un'altra. L'Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che Opti Poba[6] è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così. In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree...»
pronunciata dal palco durante l'assemblea estiva della Lega Dilettanti e riferita al tema controverso dei calciatori extracomunitari che militano in squadre italiane.[7] Molti rappresentanti del politically correct italiano, tra cui esponenti di primo piano del PD, SEL, Assocalciatori e Assoallenatori (nelle loro rispettive figure guida di Damiano Tommasi e Renzo Ulivieri) negano l'idoneità della sua persona a ricoprire l'incarico di nuovo numero uno del massimo organo calcistico italiano, mentre viene difeso da altre parti, nelle quali spiccano dirigenti di Forza Italia e UdC oltre che i presidenti delle varie Leghe di Serie A, B e Pro (rispettivamente Maurizio Beretta, Andrea Abodi e Mario Macalli) che cercano di attenuare il significato delle sue parole.
Il 28 luglio 2014 la FIFA ha chiesto alla FIGC di aprire un'indagine sul caso, ricordando alla Federcalcio come la lotta contro il razzismo sia obiettivo di massima priorità ed affermando di aver allertato Jeffrey Webb, presidente della Task Force internazionale contro il razzismo e la discriminazione.
Il 5 maggio aveva fatto un'altra gaffe durante un'intervista al programma Report di Rai 3 riferendosi al calcio femminile, senza clamore mediatico. La stessa fu ripescata dalla Gazzetta dopo il 28 luglio:
« Da sempre protesi a voler dare una dignità estetica alla donna del calcio. Prima si pensava che fosse handicappata rispetto al maschio per resistenza ed altri fattori, adesso invece abbiamo riscontrato che sono molto simili. Adesso abbiamo creato uno slogan che parla della donna come l'altra metà del calcio. »
Il presidente dell'Assoallenatori Renzo Ulivieri ha affermato anche che Tavecchio propose un progetto per lanciare il calcio femminile chiamato "Spogliati e gioca"[15], un'altra sua gaffe è quando definì i tifosi romanisti "coatti e mangiatrippa" dopo che l'Inter, sua squadra del cuore perse contro la Roma.
In merito al calcio femminile sono intervenuti a difesa di Tavecchio i presidenti delle 2 squadre italiane più titolate, Elisabetta Cortani della Lazio e Leonardo Marras della Torres. La Cortani ha parlato di strumentalizzazione, ha ricordato il contributo anche economico di Tavecchio al calcio femminile e di come da oltre due anni stia cercando di coinvolgere i club maschili per sostenere il settore femminile. Marras ha giudicato le dichiarazioni di Ulivieri delle sciocchezze e ha ribadito come Tavecchio sia stato uno dei pochi dirigenti federali ad aver dato dignità al calcio femminile.
Riguardo all'intera vicenda si è pronunciato l'ex calciatore e dirigente federale Gigi Riva, il quale ha sostenuto che Tavecchio non è un razzista e che negli anni ha dimostrato il suo impegno per l'integrazione e la solidarietà.
Anche l'amministratore del Milan Adriano Galliani ha difeso Tavecchio dall'accusa esagerata di razzismo, invitando a non dare peso eccessivo a una frase infelice. Una settimana prima delle elezioni, anche Marco Tardelli, campione del mondo nel 1982 e pluricampione d'Italia, prende le difese di Tavecchio, sostenendo che l'accusa montata di razzismo è soltanto un pretesto per nascondere l'intento di impedirne a tutti i costi l'elezione. A difesa di Tavecchio nell'imminenza delle votazioni si esprime anche il presidente del Genoa Enrico Preziosi.

L’ELEZIONE A LARGA MAGGIORANZA – Nonostante tutto, l'11 agosto Tavecchio viene nominato presidente della FIGC, con il 63,63% dei voti, battendo Demetrio Albertini. Adriano Galliani ha così commentato l’esito dello scrutinio: “Solo quattro su venti non hanno votato per Carlo Tavecchio. Mi sembra un risultato significativo”.
Partiamo allora proprio da queste quattro squadre. Sicuramente ci sono Roma e Juventus, firmatarie di un documento che richiedeva il ritiro di entrambi i candidati. A supportare questo documento c’erano anche Cagliari, Cesena, Empoli, Fiorentina, Sampdoria, Sassuolo e Torino. I primi a ritirarsi dal fronte però furono i sardi, con il patron Giulini che aveva dichiarato ai microfono di Tuttomercatoweb. Salvo poi ricredersi, firmare il documento e ancora una volta ritirarsi e votare a favore. Stessa giravolta del Cesena, con Lugaresi che così parlava all’Ansa: “Visto che i due candidati non si sono ritirati, noi abbiamo deciso di essere coerenti con quanto affermato all’assemblea di Lega e dunque voteremo Tavecchio”. E stando alle parole di Galliani, facendoci due conti anche Sassuolo, Empoli e Sampdoria, nonostante le dichiarazioni di voto, alla fine hanno scelto il presidente della Lega Dilettanti. Le quattro NO-TAV dovrebbero essere quindi Juventus, Roma, Fiorentina e Torino. E proprio Urbano Cairo, patron granata, aveva lanciato la provocazione prima del voto: “Perché Lotito fa il badante di Tavecchio?”.
Grande protagonista della vittoria e della campagna elettorale era stato proprio il patron biancoceleste che ora però promette: “Tornerò ad occuparmi della Lazio. È la vittoria del calcio, non è una vittoria personale”. Altro pezzo forte della compagnia a favore, era il Milan di Galliani insieme a Thohir, Preziosi, De Laurentis e alle dirigenze di Atalanta, Hellas e Chievo Verona, Parma, Palermo e Udinese.

LE CONDANNE – Ma il razzismo e le gaffe sono l’ultimo problema. Tavecchio ha incassato ben cinque condanne. È stato condannato a 4 mesi di reclusione nel 1970 per falsità in titolo di credito continuata in concorso, a 2 mesi e 28 giorni di reclusione nel 1994 per evasione fiscale e dell’IVA, a 3 mesi di reclusione nel 1996 per omissione di versamento di ritenute previdenziali e assicurative, a 3 mesi di reclusione nel 1998 per omissione o falsità in denunce obbligatorie, a 3 mesi di reclusione nel 1998 per abuso d'ufficio per violazione delle norme anti-inquinamento, oltre a multe complessive per oltre 7 000 euro.

Con poca sorpresa Tavecchio ha scelto Antonio Conte come CT della Nazionale. Del resto, il suo clamoroso e improvviso addio alla Juventus ha come probabile motivo proprio questo.


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