martedì 6 maggio 2014

SEL SEMPRE PIU’ RIDIMENSIONATO: MOLTI PARLAMENTARI PRONTI A LASCIARE

A MOLTI ONOREVOLI NON PIACE L’ISOLAZIONISMO IMPOSTO DA VENDOLA IN PARLAMENTO, NONCHE’ L’APPOGGIO ALLA LISTA TZIPRAS PER LE EUROPEE

Sinistra, ecologia e libertà destinato a diventare un partitino come Rifondazione? Può darsi. Già i risultati alle Primarie del centrosinistra del leader Nichi Vendola prima, e il misero 3% incassato nelle ultime elezioni politiche poi, sono state due spie importanti del ridimensionamento in corso. A ciò poi occorre aggiungere che diversi parlamentari pensano di lasciare il partito, sostenendo i famosi 80 euro promessi da Renzi in busta paga, pronti a creare una formazione interna al Pd alleandosi con Civati.

LE RAGIONI DEL MALCONTENTO - Il dialogo con Matteo Renzi è stato già avviato. Il primo tassello della diaspora, i dissidenti di Sel, sono pronti a metterlo tra pochi giorni. Non appena in Parlamento si discuterà del decreto sugli 80 euro in busta paga. Il provvedimento è approdato ieri in Senato. “Sarà guerra”, dice un parlamentare che preferisce mantenere l’anonimato, “perché la direzione di Sel non è ancora convinta se votare a favore. Noi invece – e siamo una ventina – vogliamo sostenere questo provvedimento con il nostro voto”. Non si tratta di una “semplice” spaccatura. È l’inizio di un esodo. E c’è chi azzarda l’ipotesi di una drammatica accelerazione. “Siamo pronti a passare nel Pd. Le trattative sono in corso. Anche prima delle elezioni europee, se necessario”.
Di certo, l’argomento in questi giorni sta tenendo banco. E il riferimento alle elezioni europee del 25 maggio, ovviamente, non è un dettaglio. L’ala del partito legata a Gennaro Migliore – contrapposta ai fedelissimi di Nichi Vendola e Nicola Fratoianni – non ha mai gradito l’appoggio di Sel alla Lista di Alexis Tzipras, preferendo sostenere il tedesco Martin Schulz. Il motivo: da un lato l’allontanamento, in Europa, dal Pse; dall’altro il rischio di una sconfitta, poiché è difficile che la Lista Tsipras riesca a superare lo sbarramento del 4 per cento.
Le spinte e i malumori arrivano anche dai territori: “La scelta – sostiene la nostra fonte – è dettata anche da pressioni della base del nostro elettorato: ci chiedono di essere una forza di governo e non più solo di opposizione”.

CHI POTREBBE FARE IL SALTO - Alla camera si contano circa la metà dei deputati pronti a passare nel Pd. Secondo le indiscrezioni tra i dissidenti figurano il capogruppo di Sel alla camera dei deputati, Gennaro Migliore, il tesoriere del partito Sergio Boccadutri, Claudio Fava, Nazzareno Pilozzi, Gianni Melilla, Martina Nardi, Ileana Piazzoni, Ferdinando Ajello. Nell’altro ramo del Parlamento, invece, sarebbero tre i senatori pronti a passare nel partito di Matteo Renzi: Massimo Cervellini, Peppe De Cristofaro e Luciano Uras.
Forti segnali di rottura si sono del resto registrati già durante il congresso di Sel – con la storica rivalità tra Fratoianni e Migliore che risale ai tempi di Rifondazione comunista – che ha rieletto Nichi Vendola segretario del partito. In quella sede Vendola chiuse a ogni possibile accordo con il governo.
Non aiuta, infine, la spinosa questione legata all’Ilva di Taranto, che sta logorando da tempo la figura del “filosofo con l’orecchino”.


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