lunedì 4 ottobre 2010

LA GIUNTA CALDORO FA CASSA SUI POVERI: DALLA SOPPRESSIONE DEL REDDITO DI CITTADINANZA ALL’AUMENTO DEI TICKET SANITARI


Nuovi guai in vista per i cittadini campani. Dal primo ottobre, fino al 31 dicembre di quest’anno, è previsto un aumento del ticket sulle ricette dei farmaci (da 1 euro e cinquanta a 3 euro e cinquanta), il raddoppio da 25 a 50 euro di quello delle prestazioni “di nessuna urgenza” (codici bianchi) fornite nei Pronto Soccorso e un ticket di 5 euro per le visite specialistiche.
Secondo i dati di Federfarma, per limitarci al solo ticket sulle medicine, una famiglia media «sana» pagherà 150 euro all’anno; se invece in famiglia c’è un malato cronico o un anziano la spesa sale a 500 euro annui.
Questo è solo l’ultimo provvedimento messo in piedi dalla Giunta regionale campana di recente insediata per cercare di recuperare fondi e ovviare ai tanti errori di chi ha guidato in tutti questi anni la Regione.
In ambito sanitario vi è già stato il taglio alle rimesse destinate alle Farmaciementre per quanto concerne i trasporti pubblici pure è probabile un aumento. D’altronde, il primo intervento che definirei vero “biglietto da visita” della Giunta Caldoro all’indomani della vittoria delle elezioni, è stato la soppressione del Reddito di cittadinanza appannaggio dei ceti meno abbienti; una misura di cui l’amato-odiato (più odiato in realtà) ex Governatore Antonio Bassolino tanto si vantava di aver stanziato. L’aveva definita «una legge innovativa, da estendere a tutte le Regioni». Vediamo di cosa si trattava.
Il Reddito di cittadinanza fu approvato nel febbraio 2004 per il triennio 2004-2006. La giunta di centro-sinistra, guidata come sappiamo da Bassolino, stanziò 77 milioni di euro; con questo provvedimento la Regione intese aiutare, con un contributo mensile di 350 euro per nucleo familiare, le famiglie con un reddito annuo inferiore ai 5.000 euro. Nel 2005 furono individuate oltre 18.000 famiglie, per un totale di circa 49.000 persone. 
Dal 2006, terminata la fase sperimentale, si è andati avanti attraverso proroghe annuali previste nella Finanziaria regionale malgrado ci fosse un problema di reperimento di risorse, poiché gli auspicati cofinanziamenti statali non sono mai arrivati. L’ultima proroga risale alla Finanziaria 2010, mediante lo stanziamento di 30 milioni di euro per coprire l’anno in corso fino al 31 dicembre. Ma le famiglie aventi diritto non vedranno più quei soldi.
L’assessore alle Politiche Sociali della nuova giunta Caldoro, Ermanno Russo, ha cancellato infatti tale sussidio, con le famiglie (come detto 18 mila) che hanno percepito pertanto solo circa un terzo di ciò che invece gli spetterebbe, ossia circa 4 mesi anziché 12. Russo in un’intervista al Mattino ha affermato che: «a quella misura dovrà sostituirsi una seria politica di welfare, fatta di misure di assistenza sociale sempre più concrete e di interventi mirati per l’insediamento lavorativo dei soggetti indigenti. La strategia dei finanziamenti a pioggia e delle misure una tantum ha fallito (…) la proroga voluta nell’ultima Finanziaria dal centrosinistra - sostiene l’assessore - appare oggi grave, illusoria e fortemente improntata a una logica di tipo elettorale (…) la giunta Bassolino - accusa Russo - ha lasciato un ”buco” di 44 milioni rispetto alla misura scaricando in maniera irresponsabile sul governo nazionale il problema del reperimento delle risorse (…) i limiti di spesa dovuti allo sforamento del patto e ai vincoli del governo - osserva l’assessore - non ci consentono di impegnare risorse se non in modo finalizzato e concreto».
In sintesi, secondo la nuova Giunta di centro-destra guidata da Caldoro, il Reddito di cittadinanza è un modo inadatto per aiutare i bisognosi, poiché rientra in quel tipo di misure “a pioggia” e “una tantum” che non risolvono il problema delle famiglie, generando solo forme di assistenzialismo passivo. Inoltre un altro rischio paventato è quello relativo agli scarsi controlli sulle documentazioni presentate dalle famiglie che genererebbe destinatari che in realtà non ne hanno diritto (ovvero chi dichiara il falso).
Ma come funziona(va) il Reddito di cittadinanza? Utilizzerò sempre il passato, almeno tra parentesi, come auspicio che se ne possa riparlare al presente quanto prima.
L’organizzazione e la gestione della misura del reddito di cittadinanza era programmato all’interno dei piani sociali di zona, prevedendo procedure unitarie per la pubblicizzazione della misura, per la presentazione, la selezione e l’accoglimento delle richieste, la verifica delle condizioni che danno diritto alla prestazione, l’integrazione con altri soggetti e servizi. Nell’ambito dei piani sociali di zona il Comune capofila coordina(va) l’organizzazione territoriale della misura, il raccordo con le Asl, con i Centri per l’Impiego, con gli Enti preposti al controllo e le altre Istituzioni.
Al sussidio mensile si affianca(va)no una serie di altre misure, tutte miranti a contrastare la povertà e l’esclusione sociale attraverso il sostegno al lavoro, all’istruzione, alla formazione, ai servizi socio-sanitari, ai trasporti e alle attività culturali. Una delle misure innovative introdotte era l’auto-impiego, attraverso cui la Regione intendeva favorire l’accesso al lavoro sostenendo l’imprenditorialità e cercando di contrastare la disoccupazione.
Ciascun Comune: 1) riceve(va) e seleziona(va) le domande sulla base della verifica delle condizioni dichiarate da ciascun richiedente; 2) ne trasmette(va) la documentazione al comune capofila; 3) provvede(va) all’erogazione dei fondi assegnati 4) effettua(va) controlli sulle prestazioni erogate.
Ancora, il reddito di cittadinanza è una misura prevista in molti altri Paesi europei, soprattutto del Nord-Europa, in alcuni casi (come Svezia, Finlandia e Norvegia) giungendo ad un ammontare di circa 500 euro.

Insomma, la Giunta Caldoro cerca di “riempire” la voragine nel bilancio regionale ereditata dal centro-sinistra tagliando la spesa sociale. Come già detto più volte, le due Giunte regionali guidate da Bassolino hanno commesso molti errori, “sbloccando” e stanziando fondi senza poi poterli coprire realmente. Così per il welfare, ma anche per la Sanità, i trasporti pubblici e le numerose quanto inutili e onerose consulenze. Per non parlare degli errori commessi in merito alla nettezza urbana, quali il tanto osannato Termovalorizzatore ad Acerra (che in realtà andrebbe chiamato inceneritore poiché non produce di certo energia) costruito dopo 10 anni dall’inizio dei lavori e quindi tecnologicamente già “superato” (che tra l’altro si è fermato totalmente in questi giorni, o al massimo riprenderà a funzionare parzialmente), o l’autorizzazione all’apertura di discariche illegali qua e là per la Provincia di Napoli ad alto impatto ambientale.
Non di meno però è giusto sottolineare il fatto che i fondi non possono essere recuperati tagliando la spesa sociale, bloccando come detto le rimesse per le farmacie e dunque facendo pagare i medicinali prescrivibili; o ancora, aumentando il biglietto dei mezzi pubblici. O appunto, sottraendo a 18 mila famiglie nullatenenti 350 euro al mese. 
I cittadini campani sono stanchi di pagare di tasca propria colpe non a loro ascrivibili, e in fondo, è comprensibile che abbiano voluto voltar pagina politica dopo gli anni criticabili di amministrazione di centro-sinistra. Ma dopo questi primi mesi di centro-destra al governo regionale, forse, se ne sono già pentiti…


(Fonti: La Mattino 1Il Mattino 2Proteo, una segnalazione)

Nessun commento:

Posta un commento